Il dialogo sonoro riesce a raggiungere gli stati emotivi più profondi delle persone e ad instaurare con loro una relazione terapeutica. Il tutto attraverso il linguaggio non verbale della musica
Il dialogo sonoro è una comunicazione sonoro-musicale che avviene tra due o più persone. “Il discorso musicale” non viene condotto soltanto tramite gli strumenti musicali ma anche con la voce, col corpo, con la danza e con qualsiasi oggetto.
Uno dei massimi teorici di questa metodologia è lo psicoterapeuta e musicoterapeuta Mauro Scardovelli.
In quanto pratica terapeutica, nel dialogo sonoro sono presenti un facilitatore (il terapeuta) e uno o più facilitati.
Gli obiettivi iniziali sono quello di trovare un punto di contatto e quello di creare una base sicura sulla quale avviare una relazione terapeutica con l’altro/gli altri. Quindi dare la possibilità di sperimentare vie diverse che portino a un cambiamento.
Il facilitatore fa qui da “framing”, ovvero crea una cornice relazionale in cui i comportamenti espressivi del facilitato possono trovare organizzazione e senso.
La relazione che viene ad instaurarsi tra i due rispecchia fedelmente quella esistente nel rapporto madre-bambino, specie nella fase in cui il piccolo non ha ancora acquisito il linguaggio.
L’osservazione e le ricerche in questo settore mettono in evidenza come i due partner reagiscano ognuno ai segnali dell’altro, in un circolo di corrispondenze in cui improvvisano, si imitano e si influenzano a vicenda.
A ciò può essere collegata la “Pragmatica della comunicazione umana” di Watzlawick, secondo cui in ogni messaggio vi è un aspetto di contenuto e uno di relazione, dove il contenuto è il messaggio esplicito e l’aspetto di relazione è costituito dal messaggio non verbale.
Ma come viene condotta nel dettaglio una seduta di musicoterapia per mezzo del dialogo sonoro?
Nel dialogo sonoro due o più persone comunicano tra loro per mezzo del suono (inteso in senso lato come su detto), quindi è il suono il mezzo di relazione. Come nella diade madre-bambino, anche qui è centrale l’improvvisazione, l’ascolto reciproco e un interazione che sia quanto più fluida possibile. Ovviamente, come avviene nella vita al di fuori del setting terapeutico, la comunicazione può subire interferenze, pause, interruzioni, ecc.
L’obiettivo del terapeuta è quello di dar vita a una “sintonizzazione” cognitivo-emotiva. Questa può aver luogo attraverso tre condizioni fondamentali:
1) L’accettazione incondizionata
2) La congruenza-trasparenza
3) La comprensione empatica
Questi tre punti, sono di competenza del terapeuta.
Per quanto riguarda il metodo d’intervento, si può sintetizzare in:
MATCHING, PACING, LEADING
Matching significa combaciare; Pacing sta per andare al passo; Leading, condurre.
I primi due costituiscono il "Ricalco", che è uno dei punti centrali della tecnica, in quanto permette il crearsi dell’empatia e della risonanza emotiva, e permette al facilitato di aprirsi e fidarsi.
Tramite il Matching e il Pacing si viene a creare un "Rapport", ovvero quella base sicura su cui il soggetto può muoversi e uscire dai suoi blocchi.
Con il Leading il terapeuta ha la possibilità di introdurre nella relazione degli elementi di novità. Con questo lavoro creativo di variazioni e diversità, si favorisce il processo di differenziazione e stimolo, e si aiuta il facilitato ad uscire da blocchi, paure, stereotipie ecc.
Il dialogo sonoro può essere introdotto in qualsiasi ambito educativo e riabilitativo ed è utilizzabile con tutte le fasce d’età. Consente di scaricare tensioni e paure e di contattare le proprie risorse interne che sono presenti anche nelle situazioni più gravi e nei casi più compromessi.
Attraverso tale pratica è quindi possibile favorire la soluzione o l’alleviarsi dei diversi disagi esistenziali.
Condividi
Scrivi commento