In musicoterapia ci sono svariati modelli e approcci, qui descriviamo quelli riconosciuti e ufficializzati dalla comunità scientifica
In musicoterapia esistono svariati modelli e approcci, ma ad oggi soltanto 5 di essi possono fregiarsi del riconoscimento ufficiale per il loro impianto scientifico e i risultati ottenuti.
Questo riconoscimento gli venne conferito in occasione del IX congresso mondiale di musicoterapia svoltosi a Washington nel 1999.
I suddetti modelli sono:
Benezon
Nordoff-Robbins
AOM (M.T orientata analiticamente) di Mary Priestley
BMT (M.T comportamentale) di Cliff Madsen
GIM (immaginario guidato e musica) di Helen Bonny
Qui sotto una breve descrizione per ogni modello:
Benezon
Si basa sul concetto di ISO (identità sonora), di stampo psicanalitico con successivi risvolti psicodinamici. Qui si considerano due aspetti: quello scientifico, che si occupa dello studio e della ricerca del sistema uomo-suono, con obiettivi diagnostici e terapeutici, e quello terapeutico secondo il quale la Musicoterapia è una disciplina paramedica che utilizza il suono, la musica e il movimento per provocare effetti regressivi e aprire canali di comunicazione con l’obiettivo di attivare i processi di socializzazione e inserimento sociale.
Nordoff-Robbins
Questo modello è anche stato definito come musicoterapia creativa. È un approccio individuale e di gruppo, nato inizialmente per lavorare con bambini affetti da varie disabilità. N&R definirono il loro approccio creativo perché il terapista crea musica, azioni e sequenze terapeutiche.
La musica è qui intesa COME terapia piuttosto che IN terapia.
AOM: Mary Priestley
La M.T orientata analiticamente, di stampo junghiano, è un modello basato sull’improvvisazione attraverso l’uso delle parole e delle improvvisazioni di musica simbolica, sia da parte del terapista che del paziente. Si esplora la vita interiore del paziente e lo si predispone a un percorso di crescita personale. Il metodo, originariamente creato per adulti, è stato poi esteso anche ai bambini.
BMT: Cliff Madsen
(USA)
Si riferisce all’epistemologia comportamentista nordamericana che considera il suono come uno stimolo capace di agire sul sintomo specifico. Ci si rifà qui al concetto di stimolo-risposta. Da Bruscia è stato definito come: “ l’uso della musica come rinforzo contingente o stimolo di suggerimento indirizzato ad aumentare o modificare i comportamenti di adattamento e ad eliminare i comportamenti non adattivi.
GIM (Immaginario guidato) Helen Bonny
(USA)
Il modello GIM è un approccio recettivo psicanalitico in cui la musica viene utilizzata per scandagliare i vissuti della persona.
La musica facilita un dialogo continuo con l’inconscio, e il terapeuta fa da sostegno dialogando con l’ascoltatore per tutto il tempo della seduta.
Il compito del terapeuta è di incoraggiare la concentrazione man mano che emergono emozioni, immagini sensoriali ,ricordi e pensieri.
Qui il terapeuta e la musica sono coterapeuti sostenendo, rispecchiando e facilitando l’esperienza terapeutica.
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Rolando Proietti Mancini (martedì, 29 novembre 2016 11:15)
Grazie per i vostri servizi. La mia opinione e' che tali modelli ( tranne in parte il Nordoff e Robbins ) provengano dal mondo della psicologia , complicando il percorso del musicoterapista verso il riconoscimento della figura professionale nel ruolo sanitario. E' noto infatti che le autorita' scientifiche e ministeriali sottolineano come la figura del musicoterapista si sovrapponga talvolta a quella dello psicologo . Spesso ci si trova di fronte , ad esempio , ad interpretazioni psicologiche del dialogo sonoro , e questo non compete al musicoterapista.
E' necessario che il musicoterapista sia l'espressione di una disciplina che tragga le sue origini dalla musica , dalla storia della musicoterapia , dalla fisica acustica e vibrazionale , dalla etnomusicologia e collabori positivamente con le altre figure professionali .
Per quanto riguarda questi modelli , essi paiono datati ed obsoleti ; il musicoterapista ,nella fase attuale di ricerca iniziale della disciplina , sia un ricercatore e contribuisca alla costruzione solidale , partecipata e condivisa di una modalita' di intervento centrato sulla persona ed inserito nelle procedure dell'èquipe psico medico pedagogica .
Ossequi
Rolando P. Mancini
Stefano Martini (martedì, 20 dicembre 2016 16:06)
Concordo con Rolando Proietti Mancini riguardo alla desuetudine dei menzionati modelli, che, a ben vedere, modelli non sono, ma solo tecniche utilizzate all'interno di percorsi terapeutici che appartengono al campo delle psicoterapie. Nel frattempo i musicoterapisti hanno acquisito una ormai trentennale esperienza clinica lavorando con un proprio metodo all'interno di équipe multidisciplinari e in collaborazione con diverse figure sanitarie. Praticando la professione del musicista, i musicoterapisti hanno avuto modo di sperimentare primariamente su se stessi gli effetti di tale metodo, basato sulla fisica acustica. Per questo, essendo molto lontani dall'universo interpretativo e codificante delle dinamiche emotive dei soggetti presi in carico, abbiamo individuato delle modalità nuove per meglio definire, dal punto di vista funzionale, il grado di compromissione delle competenze motorie, psicoaffettive, cognitive e relazionali in presenza di deficit o disturbi derivanti da disabilità o patologie invalidanti. il profilo dell'utente che ne deriva ci permette di indirizzare il nostro intervento in modo più compatibile con il tipo di strutturazione del disagio presente nel singolo utente, attraverso una comunicazione specializzata rivolta alla sua intelligenza emotiva. L'attività sonora e musicale viene a quel punto usata per incrementare, recuperare o individuare le competenze sopra citate e per stabilire un dialogo che permetta il passaggio di messaggi indirizzati al miglioramento performativo e all'assunzione di modelli di comportamento utili alla diminuzione o annullamento del gap esistente tra normalità e invalidità.
Grazia (mercoledì, 07 febbraio 2024 12:57)
Salve volevo sapere domande ...un test ..su musicoterapia